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Immagine del redattoreMatteo Marchi

Il Caffè del Venerdì - Libri per aprire la mente

I Libri Game come strumento propedeutico alla lettura

Oggi parliamo di un argomento spinoso: I Libri game.

Ma prime iniziamo con una breve introduzione su che cosa sono i libri game.

Senza voler mettere giù una storia dettagliata del genere, cosa che per altro potere trovare con una semplice ricerca online, eccovi alcune informazioni essenziali per quello che può tranquillamente essere annoverato come un genere vero e proprio.

Nato negli anni 70 il libro game ha avuto maggiore diffusione negli anni 80 del 1900.

Alcuni cenni storici fanno risalire il genere addirittura nel 1941 con l’opera di Jorge Luis Borges "Esame dell’opera di Herbet Quain".

L’opera è una storia in tre parti con due bivi narrativi, dando perciò nove finali possibili.

Già da questa prima opera possiamo capire il sostanziale funzionamento dei libri game, o anche dette storie a bivi.

In sostanza il libro game è un’opera narrativa che invece di essere letta linearmente come un normale libro offre al lettore la possibilità di partecipare attivamente alla storia.

Questa scelta viene fatta attraverso l’uso di paragrafi o pagine numerate è in alcuni casi anche attraverso l’uso di un tiro di dadi.

Dopo questo breve e spero interessante paragrafo dedicato alla storia del libro game di cui vi invito però ad approfondire la lettura attraverso una ricerca online voglio ora dedicarmi di più al lato che mi ha colpito durante il suo approccio nei miei anni giovanili.

Per farlo devo però tornare agli anni in cui per me leggere era molto difficoltoso.

Si parla dei miei primi anni di vita in cui lo ammetto ai libri di narrativa prediligevo i fumetti, in particolare i comics americani di Batman, le tartarughe ninja e i topolini con in cima Paperinik.

Il tema del cavaliere oscuro mi ha sempre affascinato.

E mentre mia madre cercava in tutti i modi di trovare qualcosa che mi piacesse anche grazie ai grandi classici come Il mago di Oz è alle letture per bambini edite dalla collana del Battello a vapore, collana che noi bambini degli anni 90 abbiamo imparato a conoscere bene.

Io venivo attirato dalle copertine fantasy di Lupo Solitario, famoso protagonista della più longeva serie di libri game del mondo.

È strano descrivere sé stessi a quell’età, la fine degli anni 90 è stato un periodo di grandi innovazioni dal punto di vista tecnologico e nel mio borsello da bambino non potevano mai mancare il mio Gameboy color e la 9° avventura di Lupo Solitario.

I giochi dell’epoca anche se ben strutturati dal punto di vista del gameplay poco attiravano la mia attenzione dal punto di vista del desing che, non me ne vogliano gli appassionati del retrogaming, all’epoca a me proprio non attirava.

Il libro game quindi rappresentava per me un punto di interesse davvero alto, una storia che mi permetteva di diventare un eroe immerso in un avventura dove potevo essere io a decidere del mio destino.

Rileggendo ora le fonti per la scrittura di questo articolo mi sono reso conto che in passato questa idea delle storie a bivi è stata usata anche da alcuni insegnati per la formazione degli studenti e per l’apprendimento di alcune tematiche.

Anche gli psicologi più volte hanno elogiato questo tipo di meta narrazione.

Nessuna sorpresa quindi nel capire che in fondo quell’incontro casuale tra gli scaffali di una libreria abbiano acceso in me l’interesse che già covava da un po’ di tempo per la parola scritta.

Negli anni mi sono allontanato progressivamente dal questo genere narrativo ma l’affetto che provo per quel personaggio mi è rimasto forse perché in fondo è grazie a lui se mi si è aperto un mondo di libri da cui poter attingere informazioni e sognare ad occhi aperti.

In conclusione credo che i libri game vadano considerati come un vero e proprio genere letterario perché spronano alla lettura e non solo alla lettura passiva ma anche a quella attiva, danno la possibilità anche a tutti quei bambini che magari non sono attirati dai libri, magari perché spaventati da tutte quelle parole o magari perché hanno paura di annoiarsi e gli fanno capire che in realtà non c’è niente di cui aver paura, un libro può essere un grande amico e darci la possibilità di capire chi siamo.



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