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Immagine del redattoreMatteo Marchi

Il Caffè del Venerdì - Libri per aprire la mente

L'importanza di portare sempre con sé un taccuino e una penna.

Si è conclusa la scorsa settimana la mini rubrica dedicata a cibo e libri e anche se agosto è per antonomasia il mese del dolce far niente(sempre che non lavoriate in un settore che è aperto tutto l'anno) ho voluto lo stesso sforzarmi per trovare un argomento interessante ma non troppo impegnativo in attesa di settembre e della nuova sotto rubrica a cui sto già lavorando ma di cui ancora non saprete nulla da me.

C'è stato un lungo periodo della mia vita in cui tra gli oggetti indispensabili che mi portavo dietro c'era sempre un taccuino e una penna.

Il taccuino in questione era un Moleskine, che per gli appassionati scrittori in erba costituiva qualcosa di mitico e unico insieme.

Famoso per essere il migliore amico di artisti come Vincent Van Gogh a Pablo Picasso, da Ernest Hemingway a Bruce Chatwin e per il suo desing riconoscibile, un semplice rettangolo nero, gli angoli arrotondati, i risguardi trattenuti da un elastico, la tasca interna: un oggetto anonimo e perfetto nella sua essenzialità.

Il suo nome deriva da Bruce Chatwin, che lo chiamava moleskine, letteralmente pelle di talpa alla quale assomiglia la copertina.

Il taccuino standard è alto 14 centimetri e largo 9, ha pagine di carta leggera priva di acidi e copertina in tela cerata. Il design presenta una tasca a soffietto nel risvolto di copertina, un sottile nastro fissato sul dorso che funge da segnalibro e una fettuccia elastica per tenere chiuso il taccuino.

C'è da dire che uno dei motivi che contraddistingueva il taccuino era anche il suo costo contenuto, questo costo in tempi moderni è aumentato in favore di uno sviluppo di brand identity più strutturato che ha portato alla creazione di zaini, cover, penne e tanti altri oggetti.

Ma torniamo a noi, il mio obbiettivo non è quello di concentrarmi sul Moleskine, quanto sull'importanza che per me aveva questo oggetto.

Portarmi dietro un taccuino di carta, in un periodo in cui il telefono era davvero quasi esclusivamente uno strumento di comunicazione, mi dava l'estrema possibilità di sviluppare la mia fantasia.

Al di fuori dei quaderni di scuola, dove cercavo di far contenere a forza tutte le nozioni che mi venivano impartite, avere uno spazio tutto per me in cui poter far correre libera la mia fantasia era davvero qualcosa di liberatorio e catartico.

All'interno di quelle pagine c'erano storie improbabili, disegni, pensieri, poesie e anche appunti per delle faccende che avrei dovuto svolgere a casa.

C'era davvero di tutto e anche adesso, a distanza di anni, conservo gelosamente quei taccuini, li sfoglio ogni tanto, cercando di ritrovare quegli stati d'animo che mi avevano portato a scrivere di certi argomenti rispetto ad altri e in fondo ritrovo quel me stesso passato con cui ogni tanto abbiamo bisogno di venire a patti.

Anche se ultimamente trovo molto più difficoltoso scrivere portandomi appresso un taccuino, lo ammetto, ormai anche io sono diventato un digital addicted, tengo sempre accanto al comodino un taccuino, in modo che se mai dovesse balenarmi in mente un'idea interessante, possa poterla trascrivere senza venire abbagliato dallo schermo retro illuminato del mio telefono.

Mi sento in dovere di spingervi a provare almeno una volta a girare portandovi dietro un taccuino e una penna, potranno esservi utili in modi che neanche immaginate.

Vi auguro una buona lettura, ci vediamo la prossima settimana.


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