Episodio 67 - Le vite degli altri
- Matteo Marchi
- 1 giorno fa
- Tempo di lettura: 4 min
Bentornate amiche e amici, in questi episodio, fresco di ritorno da un viaggio a Berlino ho deciso di parlarvi di un film che ho visto di recente, oggi parliamo di Le vite degli altri, bentornati su Nitrato d’Argento.
Prima di iniziare a raccontarvi questo interessante film, come sempre mi piace darvi alcune utili informazioni.
Le vite degli altri (Das Leben der Anderen) è un film del 2006 di Florian Henckel von Donnersmarck, vincitore del Premio Oscar per il miglior film straniero. È il primo lungometraggio del regista e sceneggiatore.
Ci troviamo a Berlino Est, nell'autunno del 1984. Gerd Wiesler, integerrimo capitano del Ministero per la Sicurezza dello Stato e rinomato professore all'università della Stasi, viene incaricato dal tenente colonnello Grubitz di indagare su Georg Dreyman, famoso scrittore teatrale e intellettuale apparentemente fedele all'ideologia del Partito Socialista. L'indagine infatti non nasce da sospetti sulla fedeltà ideologica di Dreyman, quanto più da desideri di carriera del colonnello Grubitz e da motivi passionali del Ministro della Cultura Bruno Hempf, innamorato della compagna di Dreyman. Wiesler è consapevole di tutto questo, ciononostante non si fa scrupoli a mettere in atto un'indagine in pieno stile Stasi: microfoni negli interruttori della luce, nel telefono, nel citofono e persino un collegamento elettrico con il campanello di casa. Wiesler entra quindi nella vita di Dreyman, fatto di letteratura, musica e arte, ma anche di affetti e rapporti umani che Wiesler non ha mai sperimentato e che lo porteranno a conoscere un lato di se stesso che ignorava.
Questo film è un’opera di rara qualità registica e attoriale, qui tutto è portato verso una narrativa realistica dal tono a tratti romantico e a tratti documentaristico.
Lo sguardo con cui la storia ci introduce alla vita di Berlino Est è fatto in maniera attenta e studiata per portarci più a capire che a giudicare il mondo che ci viene posto davanti.
I personaggi descritti sono tanto umani quando veri e durante tutto lo svolgimento della storia ci raccontano di una società profondamente complessa e strutturata.
Non vi nascondo che questo è stato uno dei rari film che mi hanno permesso di rifletterci sopra anche a distanza di giorni dalla visione.
Vi capita mai di vedere un film e di restare per alcuni giorni ha riflettere sul significato di quello che avete visto? Questo film ha avuto quello stesso effetto su di me.
Partendo dagli attori, che sono stati davvero bravissimi a rendere i loro personaggi, uno su tutti Ulrich Mühe che interpreta il capitano Gerd Wiesler, protagonista della storia, che è stato in grado grazie ai suoi silenzi, hai suoi sguardi, di regalarci una interpretazione da Oscar, che dimostra ancora una volta quella regola per cui per creare un personaggio a volte non si deve lavorare solo sulle battute ma anche sui silenzi, a volte contano di più le pause in una battuta che le battute stesse.
Anche • Martina Gedeck che Christa-Maria Sieland, attrice famosa a Berlino Est che si ritrova invischiata in una storia da cui non sa come uscire, Sebastian Koch interpreta invece Georg Dreyman, un rinomato scrittore tedesco che cerca di mantenere un equilibro tra la propria autorualità e la percezione che il governo ha su di lui in modo da non finire in prigione, qui il rapporto che si sviluppa tra il Capitano Gerd Wiesler e lui è davvero qualcosa di ben scritto, capace di regalarci verso la conclusione della storia una energia e una connessione particolare, tra gli attori troviamo anche Ulrich Tukur nel ruolo del tenente colonnello Anton Grubitz che riesce a darci un personaggio davvero complesso e sfaccettato, uno specchio davvero ben strutturato di quello che il partito era in grado di fare e di incutere nelle persone.
La fotografia e le scenografie sono attente e studiate come anche i costumi che aiutano molto bene ad entrare nello spirito del periodo storico.
Le musiche in sé forse non dicono molto ma questo perché in una Berlino ferma nel passato dal punto di vista delle innovazioni e degli spunti creativi del del mondo esterno anche questo serve per far capire allo spettatore la situazione che i cittadini di Berlino Est vivevano.
Nel complesso il film, come avrete capito mi è piaciuto molto, è una di quelle rare opere che ti fanno tornare ad amare un certo tipo di cinema, quello che ama raccontare storie, e lo fa con un tono rispettoso e non invasivo, che cerca di non giudicare anche quando la storia spesso ha già dato il suo parere.
Vi ringrazio per avermi seguito fin qui, spero di avervi convinto a dare una possibilità a questo film, fidatevi quando vi dico che questo ha davvero le capacità per farvi passare un paio di ore di cinema di qualità.
Ci vediamo la prossima settimana, vi invito a scrivervi su Spotify, Amazon music e Spreaker, in più trovate il link al mio Blog tra le info dove potete leggere la versione per non udenti di tutti gli episodi, buo venerdì e buon fine settimana, io sono Matteo e questo è Nitrato d’Argento.
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