Benvenute amiche e amici a questo primo episodio di questa seconda stagione del podcast. Oggi iniziamo bene l’anno nuovo parlando di un film che sta facendo parlare di se per tutte le polemiche che è riuscito a muovere. Oggi parliamo del Corvo, il remake.
Eccoci qui, nuova stagione e nuove musiche, oggi mi sono messo di impegno e ho deciso di concentrarmi per cercare di dare un’analisi il più possibile obbiettiva di questo film, cercando di capire bene se effettivamente tutte le critiche che sono state mosse a questo film abbiano fondamenta solide o siano solamente messe in moto dai fan dell’originale film con Brandon Lee.
Vi avverto, io faccio parte di quel gruppo di fan molto affezionati all’originale, sono anche fan dell’estetica del fumetto originale di James O’Barr.
La trama è questa:
Eric, un tossicodipendente con un'infanzia travagliata, lotta con la vita e gli incubi in un centro di riabilitazione. Shelly, una musicista con problemi simili, riceve un video-messaggio dalla sua amica Zadie che incrimina Vincent Roeg, un boss del crimine che si atteggia da aristocratico della musica. Scegliendo di salvare il video, pur sapendo che possederlo significherebbe la sua morte, Shelly tenta di nascondersi ma viene inseguita dagli scagnozzi di Roeg, che interrompono l'inseguimento quando Shelly viene arrestata per possesso di droga.
Quando Marian, il braccio destro di Roeg, appare all'improvviso all'istituto, Shelly va nel panico e convince Eric ad aiutarla a scappare. Si rifugiano nella casa vuota di un'amica di Shelly e i due si innamorano rapidamente e tentano di vivere una vita spensierata insieme, ma vengono presto trovati dagli uomini di Roeg e assassinati.
Ma facciamo un passo indietro, il film che di per se ha avuto una gestazione molto lunga, se ne era già parlato nel lontano 2021 e sembrava dovesse avere per protagonista Jason Momoa, ha visto invece fare un salto di qualità portando come attore protagonista il camaleontico Bill Skarsgard.
La storia in sé mostra pochi punti in comune con la trama originale se non per i nomi dei protagonisti e per il tema dell’amore oltre la morte.
Devo fare però una precisazione, so che sono state fatte diverse rivisitazioni fumettistiche del corvo sempre ad opera dello stesso O’Barr, non so dire quindi se questa versione sia frutto di un’ispirazione a una di queste versioni, mi scuseranno quindi i fan di queste versioni se magari questo film ha seguito fedelmente quelle storie, sta di fatto però che, essendo nato come remake ufficiale dell’opera del 1994 mi baserò sulle mie conoscenze del film e del fumetto.
Questo film ha poco a che fare con entrambe le opere, la trama in se non mostra niente di originale, almeno all’inizio, classici cliché, il personaggio del cattivo non molto accattivante, le figure di Erik e Shelly sono delineate meglio, quella di Shelly un po' debole ma sufficiente, forse la prima parte del film un po' troppo lunga cerca di farci affezionare alla coppia, la seconda parte del film, quando finalmente avviene la transizione di Erik a Corvo funziona molto meglio, li sono riuscito a intravedere alcune delle tematiche del film originale e anche del fumetto.
Le dinamiche e i messaggi che l’opera originale vuole veicolare anche se deboli ci sono, Bill Skarsgard come sempre da una interpretazione ottima, il suo corvo è oscuro e tormentato, non copiando l’opera di Brando Lee, ma trovando il suo equilibro, un punto a favore di tutto il film.
Di per sé il film alla fine è anche godibile, i problemi sono altri.
Ancora prima di vedere il film avevo alcune perplessità sull’opera in sé, perplessità che sono rimaste e in parte si sono confermate dopo la visione.
L’opera che abbiamo in mano qui è un prodotto studiato e rivisto per essere adattato alla nuova generazione di giovani, anche il finale cambia le carte in tavola e non ci restituisce più quel sapore di favola romantica a qui ci aveva abituato l’originale ma ci da una visione probabilmente più vicina a quello che i giovani hanno oggi dell’happy ending, inesistente.
Odio essere così duro con un film, ma ritengo sia importante al fine di darvi una più chiara visione farvi capire che l’opera che abbiamo in mano e qualcosa di costruito per essere il più possibile vicino a quello che i giovani di oggi provano, o meglio, a quello che Hollywood crede sia la realtà dei giovani oggi.
Le polemiche che montano in questi giorni stanno tutte lì, c’è chi dice che hanno rovinato l’opera originale, vi ho appena spiegato che qui dentro non c’è quasi nulla dell’opera che non conosciamo o amiamo, c’è chi dice che è un film fatto per i giovani di oggi, vero, oppure no?
Anche l’estetica di Erik è tutta spostata verso quella dei giovani rapper pieni di tatuaggi, Erik non è più il musicista Rocker Metal che siamo stati abituati a conoscere, e un rapper che fa musica sintetizzata.
Questo a quanto pare è ciò che ora viene definito trasgressivo, mi piace? No, ma prendo atto del fatto che questo è l’ideale che oggi hanno i ragazzi.
Il vero problema di questo film è che questa è una visione hollywoodiana di quello che vogliono i ragazzi, dimenticando che il Corvo originale non si riferiva alla massa ma a una sottocultura che bramava di essere capita, di essere apprezzata, e non lo faceva in modo aggressivo, lo faceva con i suoi tempi, con la sua cultura, figlia di un mondo che non la voleva.
I rapper e trapper di oggi con i loro modi spesso volgari e egoisti sono ciò che va di moda, il Corvo non è mai stato di moda, ha creato una moda.
La differenza sta tutta li, lunga vita a Erik Draven, lunga vita a Brando Lee.
Grazie per avermi seguito fin qui, ci vediamo la prossima settimana, vi ricordo di ascoltare i vecchi episodi, se avete amici non udenti fategli sapere che tutti gli episodi li possono leggere sul mio blog, buon venerdì e buon fine settimana, io sono Matteo e questo è Nitrato d’Argento.
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