Bentornate amiche e amici, il caldo è arrivato e, che siate degli inguaribili tipi da spiaggia o dei fan delle giornate cariche di pioggia certamente vorreste avere la possibilità di viaggiare in qualche posto esotico, se non con il corpo almeno con la mente. Oggi infatti parliamo di un film che ha catturato subito il mio interesse, fin dall’uscita del trailer, e non solo per il grande cast, Luca Marinelli e Alessandro Borghi, ma anche per i temi trattati, oggi parliamo di Le otto montagne, bentornati su Nitrato d’Argento.
Le otto montagne è un film del 2022 scritto e diretto da Felix Van Groningen e Charlotte Vandermeersch. Adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del 2017 di Paolo Cognetti, ha vinto il premio della giuria al 75° Festival di Cannes. Il film ha vinto inoltre 4 David di Donatello, tra i quali quello per il miglior film.
Per capire meglio l’intera storia ritengo sia utile raccontarvi in breve la trama: Pietro e Bruno, amici d'infanzia e ora uomini, cercano di cancellare le impronte dei loro padri. Attraverso le difficoltà della vita, i due finiscono sempre per ritornare a casa, sulle montagne.
I personaggi principali sono interpretati da Luca Marinelli(Pietro) e Alessandro Borghi(Bruno).
La loro amicizia nasce quando la famiglia di Pietro decide di passare le estati in una casa nel villaggio di Graines, in Val d'Ayas, li Pietro conosce Bruno, l’unico altro ragazzino dell’intero villaggio e stringe una profonda amicizia con lui, di quelle che si possono stringere solo a quell’età.
Durante quelle estati anche i genitori di Pietro si affezionano al ragazzo e cercando di convincere il padre di Bruno a lasciarlo andare con loro a Torino dove potrà avere un’istruzione migliore di quella offerta in montagna.
Succede qualcosa che però impedisce questo e con l’andare del tempo i due amici si allontanano e anche Pietro si allontana da suo padre, il tempo separa Pietro dal padre e decide di non tornare più in montagna. Un’evento improvviso però porterà Pietro a tornare su quelle montagne e a rinsaldare quell’amicizia che credeva perduta.
Vedete, per me è difficile farvi capire l’importanza di questo film senza spoilerarvi per forza qualcosa. Il film è costruito per farci riflettere su quello che il tempo e la distanza ci fa perdere, i due caratteri diversi ma anche vicini tra loro di Pietro e Bruno li rende una coppia di amici reali, separati dalle vicissitudini del tempo e nonostante questo pronti a ritrovarsi nei momenti peggiori della loro vita.
Questa storia mi ha ricordato una di quelle belle storie epiche che i film una volta riuscivano a rendere. In un mondo dove spesso il cinema è diventato troppo commerciale, con film sui supereroi o commedie viste e riviste, qui c’è un film che non ha paura di mettersi in gioco, con tempi lunghi, a volte quasi all’eccesso, ma che in realtà invece vogliono mostrare il tempo dilatato della montagna, fatto di attese, di silenzi, di riflessioni verso il mondo circostante ma che riesce invece a rispecchiarsi all’interno, trovandoci a riflettere sul nostro personale passato, su chi siamo e su chi vorremmo essere. Questo film vuole raccontare una storia, e lo fa nel modo migliore, quello più bello, la storia di due amici, di come il tempo e il mondo li abbia formati e temprati, l’eterna ricerca di un posto nel mondo, l’eterno dubbio di se quel posto nel mondo sia effettivamente quello giusto, il senso di colpa verso chi si è perso e il senso di pace che ognuno di noi ha diritto di trovare.
L’interpretazione di Luca Marinelli e Alessandro Borghi è qualcosa di incredibile, negli ultimi tempi mi sto avvicinando molto a questi attori, da attore io stesso, ammiro molto il lavoro di questi attori, vi ho già parlato di Borghi in un episodio di alcuni mesi fa, l’episodio 10 dedicato a Supersex, vi invito a tenere d’occhio questo attore, ha davvero delle qualità e la sua versatilità attoriale lo porteranno molto in alto.
Anche la regia, equilibrata e davvero sensibile al dato naturale impone una narrativa non pesante e da un certo punto di vista quasi invisibile, mi spiego meglio, la regia è stata così ben calibrata da risultare invisibile, contrariamente a registi famosi che hanno un preciso stile narrativo, Tarantino, Scorses, Burton, qui la regia si concentra sulla storia più che sul voler dare una impronta registica, attenzione però, questo non vuol dire che non ci sia una precisa scelta stilistica, solo che si è voluto renderla meno netta in favore della narrazione.
Nel complesso è un film davvero bello, la storia certo non è leggera, non è un film da guardare mentre si è distratti al mare, ma è un film serio, magari da guardare con qualcuno per poterne poi discutere e far nascere un sano dialogo intellettuale, come dopo la lettura di un buon libro.
Io vi ringrazio per avermi seguito fin qui, spero che l’episodio vi sia piaciuto, vi invito a seguirmi sui vari social e di aggiungere il Podcast ai vostri preferiti in modo da non perdervi le nuove uscite, noi ci vediamo il prossimo venerdì dove non so cosa dirò ma lo scopriremo insieme, buon venerdì e un fantastico fine settimana, io sono Matteo e questo è Nitrato d’Argento.
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