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  • Immagine del redattoreMatteo Marchi

Episodio 15 - Un mondo a parte

Bentornate amiche e amici, oggi dopo tanti episodi passati a parlarvi di serie tv voglio raccontarvi di una storia, parla di scuola, di insegnanti e di cose per cui vale la pena lottare, bentornati su Nitrato d’Argento.

Eccoci qui, lasciamoci trasportare dalla musica e entriamo nel giusto stato d’animo, il film di cui voglio parlarvi è uscito in questi giorni al cinema, vede Antonio Albanese e Virginia Raffaele e forse avrete inteso di quale film si tratta, un mondo a parte.

Questo film ha smosso il mio interesse fin da subito ma è merito di alcuni amici con cui sono andato a vederlo se mi sono effettivamente ad andarlo a vedere con lo spirito giusto.

Devo fare una piccola premessa, due di questi miei amici sono professori e dopo la visione del film mi sono confrontato con loro prima di buttarmi a scrivere questa recensione.

In particolare ringrazio una delle mie amiche che so mi segue in questo folle progetto del podcast.

Ma fermiamoci un attimo e scopriamo di cosa parla il film:

 

Un Mondo a Parte, film diretto da Riccardo Milani, racconta la storia di Michele Cortese (Antonio Albanese), un maestro delle elementari, che sembra sta per affacciarsi a una nuova vita. Dopo aver insegnato per 30 anni nella giungla delle scuole romane, l'uomo riesce a farsi assegnare all'Istituto Cesidio Gentile detto Jurico, ovvero una scuola, sita nel Parco Nazionale d’Abruzzo, con un'unica pluriclasse di bambini che vanno dai 7 ai 10 anni.
Aiutato dalla vice-preside Agnese (Virginia Raffael e) e dagli alunni, Michele la sua iniziale inadeguatezza metropolitana e pian piano diventa uno di loro. Quando ogni cosa inizia ad andare per il verso giusto, però, giunge un'orribile notizia: a causa delle poche iscrizioni, la scuola a giugno chiuderà per sempre. È così che Michele, Agnese e i bambini inizieranno una lunga corsa contro il tempo per evitare che questa piccola realtà scolastica smetta di esistere .

La cosa che salta subito agli occhi in questo film è la resa realistica con cui Albanese recita la sua parte.

Tutto il film è visto con una chiave vera e semplice, lo dimostrano i tempi recitativi e di esecuzione della storia, tutta portata allo svolgimento diviso in vari atti.

Michele Cortese, il personaggio interpretato da Albanese ha una idea tutta sua della montagna, molto probabilmente influenzata da una visione provinciale spesso lontana dalla verità, solo quando smetterà ogni preconcetto e inizierà davvero a vivere ciò che gli sta intorno senza passività, solo in quel momento finalmente potrà vedere ciò che sta succedendo.

Agnese invece, personaggio interpretato da Virginia Raffaele dallo spiccato accento del luogo, ha ben compreso le difficoltà della vita in montagna e cerca in tutti i modi di salvare la situazione pur vivendo una costante disillusione della vita.

Insieme capiranno che devono muoversi e iniziare ad agire per salvare quel piccolo luogo di mondo che anche se piccolo è fondamentale per gli abitanti.

Nel complesso il film è diretto bene e mette tanta carne sul fuoco, come la guerra i migranti e l’omofobia.

L’unica pecca alla visione a parer mio è l’eccessiva leggerezza con cui è stata inserita una sequenza con cui è stata raccontata la storia della sorella di uno dei bambini.

Lo dico perché avrei voluto saperne di più su questo personaggio, capire meglio le sue paure il suo peso emotivo e questo forse avrebbe aiutato meglio lo spettatore a capire il peso della scena di cui sto parlando, chi lo ha visto sa di chi sto parlando.

Per il resto il film è davvero una piccola perla per comprendere davvero cosa significa essere professore oggi, con un Antonio Albanese che come in altri suoi film riesce a calibrare bene dramma e ironia accompagnato dalla Virginia Raffaele che riesce sempre a regalarci un sorriso e a trasmetterci tutta l’energia di un personaggio che ha vissuto tanto e che cerca di salvare una realtà che molti hanno voluto mettere da parte.

Elemento che ho trovato davvero carino è il fatto che molti degli attori in scena sono stati presi proprio dalle zone in cui il film è stato girato e molto di loro non erano nemmeno attori.

Un ultima riflessione va alla scelta delle musiche, assenti quasi per tutto il film proprio a dimostrazione di voler mostrare un mondo il più vero possibile ma che esplodono alla fine con due pezzi meravigliosi di Ivan Graziani.

In conclusione il film regala una riflessione profonda su questa incredibile professione in un mondo moderno come il nostro in cui questa figura è spesso osteggiata e che deve andare oltre il semplice ruolo all’interno della scuola.

Vi ringrazio per avermi seguito fin qui, vi invito a ascoltare i vecchi episodi se ancora non lo avete fatto ad aggiungere ai preferiti il podcast e a parlarne ai vostri amici se vi è piaciuto.

Noi ci troviamo qui il prossimo venerdì dove non so cosa dirò ma lo scopriremo insieme, buon fine settimana e buon pomeriggio, io sono Matteo e questo è Nitrato d’Argento.


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