Bentornati, oggi vi voglio parlare di una serie di animazione che mi è stata consigliata in una di quelle serate in compagnia e che con il suo stile mi ha catturato in un turbine di spade, sangue e samurai sul filo della lama, bentornati su Nitrato d’Argento.
Eccoci qui, sempre di venerdì e sempre con la voglia di scoprire ogni volta una nuova serie o film in mia compagnia.
Oggi come anticipato nella intro vi voglio parlare di un serie di animazione, il titolo è Blue Eye Samurai, prodotta da Netflix e dallo stile tecnico davvero sorprendente.
La storia narra di un samurai meticcio dagli occhi blu che gira per il periodo Edo alla ricerca di un uomo da uccidere per vendicare la sua esistenza.
La trama che sono andato a narrarvi è volutamente nebulosa, infatti se cominciassi ad elencarvi tutti i particolari del samurai o il perché effettivamente stia cercando quella determinata persona, vi rivelerei parte della trama che viene dipanata durante parte degli episodi.
Mi farò aiutare quindi dalla trama che Netflix fa nella pagina della serie:
Spinta da un sogno di vendetta contro chi l’ha emarginata nel Giappone del periodo Edo, una giovane guerriera traccia un percorso sanguinoso verso il suo destino.
Ciò che davvero rende interessante la serie è l’approccio narrativo portato alla rappresentazione della vita di un meticcio nel Giappone del periodo Edo.
La visone dei film storici giapponesi ci ha abituati a immedesimarci nei panni dei forti e stoici samurai in armatura dimenticando però che un occidentale non avrebbe mai potuto calarsi in un simile costume.
Spesso infatti gli occidentali erano visti come demoni, sporchi, rozzi, senza un anima.
Una delle prove che possiamo trovare sono le stampe del passato che rappresentavano spesso queste figure sconosciute come demoni che potevano uccidenti con lo sguardo o corromperti l’anima.
Ovviamente sto semplificando molto, se volete approfondire l’argomento vi invito a cercare dei libri storici o a documentarvi presso associazioni culturali nella vostra città.
L’elemento dell’occidentale “sporco e cattivo” è molto presente in Blue Eye Samurai. Mizu è una ragazzina meticcia che non conosce il suo vero padre, è stata cresciuta per sembrare un maschio e l’arte della spada e tutto ciò che la separa dalla cruda realtà che in quel periodo voleva le donne spose o prostitute. Con la sua apparenza mascolina, può riuscire ad introdursi in vari ceti sociali e cercare di compiere la sua vendetta a dispetto di tutto.
Blue Eye Samurai riesce in maniera cruda e violenta, figlia dei migliori film di tarantino a mio parere, a narrare una storia dalla forte impronta orientale con uno spirito di rivalsa femminile.
Mizu è una donna che ha rinunciato a tutto per favorire la sua vendetta ma mantenendo dentro di sé uno spirito gentile che questa realtà fatta di odio e indifferenza cerca in tutto in tutti i modi di portargli via.
La serie in sé include in discreto numero di ottime scene d’azione, a volte al limite della fantascienza sia ben chiaro, ma lo fa in favore di una maggiore armonia visiva e sono certo che se guarderete la serie non gliene farete una colpa.
Il disegno con cui viene fatta è qualcosa di unico e di difficile da spiegare, vi posso solo dire che la fluidità visiva con cui i personaggi si muovono sulla scena la rendeva davvero realistica e coinvolgente.
In conclusione vi posso dire tranquillamente che non avete visto niente del genere tra le altre serie d’azione di questo tipo.
Il consiglio che posso darvi è quello di guardarvi il trailer, già da quello potrete capire il livello creativo che questa serie ha da offrire.
Io vi ringrazio per avermi seguito fin qui, vi invito a seguire il podcast se ancora non lo avete fatto, di ascoltare le vecchie puntate, noi ci ritroviamo qui il prossimo venerdì dove non so cosa dirò ma lo scopriremo insieme, io sono Matteo e questo è Nitrato d’Argento, buona giornata.
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