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Episodio 101 - The Ugly Stepsister

  • Immagine del redattore: Matteo Marchi
    Matteo Marchi
  • 28 nov
  • Tempo di lettura: 6 min

Bentornate amiche e amici, dopo l’episodio cento della scorsa settimana oggi voglio tornare al consueto programma e parlarvi di un film che è appena sparito dai cinema e che presto spero arriverà nelle nostre case, oggi vogli parlarvi di The Ugly Stepsister, bentornati su Nitrato d’Argento.

 

Eccoci qui, comodamente appoggiati ai nostri divani per parlare insieme di questo film, ma come sempre, prima di iniziare, ecco una breve sintesi della trama.

 

The Ugly Stepsister (Den Stygge Stesøsteren) è un film del 2025 scritto e diretto da Emilie Blichfeldt.

La pellicola è l'adattamento cinematografico in chiave horror della fiaba Cenerentola dei Fratelli Grimm.

 

Benvenuti nell'immaginario regno di Swedlandia,dove  Elvira, la sorellastra di Agnes, vero nome della più famosa Cenerentola, sogna un giorno di conquistare il principe e convolare a nozze con lui. Presto però la nostra protagonista dovrà fare i conti con un regno dove la bellezza è un affare spietato e il valore di una donna è determinato dal suo aspetto fisico. Nonostante non sia brutta, Elvira è ossessionata dalla bellezza della sua sorellastra Agnes e per conquistare l'attenzione del principe fa di tutto, persino sottopporsi a torture fisiche e psicologiche per modificare il suo corpo, in un racconto che mescola fiaba e horror.

 

In questo racconto horror dai toni simili a quelli del film The Substance se per molti aspetti diverso, mescolati i toni della modificazione corporea giocando però non con la fantascienza e l’elemento che possiamo definire alieno, come lo era stata l’incredibile sostanza assunta dal personaggio di Demi Moore, ma con un’elemento per me più interessante e nuovo al genere, il fantasy fiabesco.

Tutte le modifiche corporee a cui si sottopone Elvira infatti anche se al limite della resistenza umana sono di fatto effettivamente eseguibili, non che farsi spaccare il naso, cucirsi delle ciglia più voluminose o tagliarsi i piedi siano cose che qualcuno sano di mente vorrebbe farsi ma di fatto non sono cose magiche, ma vere operazioni, concessione narrativa a parte.

Quello che davvero risulta da questo film è la forte e intelligente critica che la regista fa alla società attuale.

Attraverso la metafora del regno fiabesco e di epoca settecentesca, ottocentesca, i vizi, le nevrosi e l’atmosfera sociale che si respira e più che mai viva anche in mezzo a noi.

 

Attraverso gli occhi di Elvira, una ragazza di diciotto anni che però sembra ancora vivere nella sua bolla adolescenziale fatta di  principi buoni e irraggiungibili, di mondi ovattati fatti di romanticismo e bellezza, una bolla dove non c’è spazio per il grigiore della realtà e dove anche il sesso la sconvolge, tanto da non averlo mai preso in considerazione.

Il suo desiderio verso il principe di cui legge ossessivamente le poesia scritte da lui, è un desiderio puro e senza malizia, un desiderio che si trasforma in un ideale, un ideale che la porterà verso un percorso di terrificante agonia fisica e psicologia, tutto in favore di un lieto fine.

Accompagnata in questo viaggio all’interno della parte peggiore della nostra società c’è la madre di Elvira che non esita un’istante nel convincerla a trasformarsi in una brava cagnolina ubbidiente, perché c’è una scena in cui entrambe abbaiano come cagnoline prostrate verso il re e il principe, che so che detta così sembra comica ma nell’ottica in cui viene mostrata è davvero la distruzione della figura femminile di Elvira che trova in quel gesto un riscatto, ma che di fatto quel gesto riscatto non è, anzi la svilisce.

Ma proprio questo vuole la società in determinate situazioni, per essere notate, bisogna essere svilite, e capite bene quanto questa sia una denuncia ben chiara verso che tipo di società.

 

Non contenti però da questa scena devo dirvi che ce ne sono diverse durante tutto il film in cui vediamo Elvira piegarsi e soffrire sempre di più in nome di un ideale di bellezza irraggiungibile e che la trasforma sempre di più in qualcosa che può sembrare si bellezza ma che in realtà è talmente finta e artificiosa nella sua costruzione da diventare solamente una mera copia delle altre.

Elvira subisce una forte dissociazione tra come percepisce il suo corpo e come il suo corpo è in realtà, il suo corpo gli diventa nemico nella sua scalata al successo.

Anche il rapporto con la sorella, Agnes, che ci viene presentata come la Cenerentola delle fiabe e che, man mano che la storia va avanti capiamo non essere quella santarellina che le fiabe ci hanno abituato a conoscere ma che invece raccoglie tratti anche oscuri, come il suo sentirsi superiore alle sorellastre e come il non essere quella principessa pura e immacolata che sembra essere, ma una donna già con un vissuto sia personale che sessuale. Anche il desiderio di diventare la principessa in realtà non è frutto di amore verso il principe, cosa che, anche se attraverso un ideale, nutre invece Elvira, ma un interesse verso una possibilità di riscatto dalla povertà.

Insomma Agnes non è la Cenerentola poverina, ma una donna che sa quello che vuole e che fa di tutto per ottenerlo, non guardando in faccia nemmeno Elvira che contro la sua bellezza fa di tutto per superarla.

 

L’unica figura positiva di tutto il film è l’altra sorella di Elvira, Alma, indipendente e forte abbastanza per tenersi fuori dai giochini della madre arrivista, unica persona che tenga davvero a Elvira e lo dimostra verso la fine quando decide di aiutarla. Alma è l’unica persona equilibrata dell’intera storia, non ha paura di dire quello che pensa in un mondo dove l’apparenza è tutto e i modi sono spesso un mezzo per ottenere quello che si vuole.

 

Osservando bene il film quello che mi ha colpito molto, a parte ovviamente quello che già vi ho raccontato fin qui, è stata la fotografia che ha trainato tutta la storia, mi ha ricordato tantissimo i film erotici patinati degli anni 70 e 80, con quelle atmosfere idilliache e tipiche di quei film in costume dove le luci erano soffuse, ovattate, quasi al limite del film d’autore, e dove una incredibile colonna sonora che si è letteralmente stampata nella mia testa e che, a distanza di giorni continua ogni tanto a spuntarmi nella testa con i suoi suoni synth mescolati a musica medievaleggiante.

Osservando attentamente si può notare però che questo filtro granuloso nasconde però un’atmosfera si fiabesca ma anche grigia. Tutto il film è coperto da una coltre di nebbia grigia quasi impercettibile ma che ci aiuta a capire che in realtà quelle atmosfere incredibili in realtà sono assediate da oscurità, e questa oscurità è presente nelle azioni dei personaggi e nelle anime di questi che con i loro modi non perdono occasione per cadere in un oblio di comportamenti osceni.

 

Il film porta con sé un tipo di cinematografia che sono certo non piacerà a tutti, è un film di produzione norvegese e la narrativa dei film nordici è spesso lenta e molto introspettiva, in questo caso però si è fatto un ottimo lavoro è il risultato è un’opera davvero incredibile che non solo ha il coraggio di raccontare qualcosa ma ha le capacità di farlo in maniera originale e non scontata.

 

Piccolo appunto conclusivo, in questo film si vedono organi genitali maschili e femminili, i maschili vengono mostrati in erezione e sono presenti anche scene di eiaculazione. Trovo coraggioso mostrare scene del genere in un film come questo anche perché sono scene non scabrose o per il gusto di inserirle, ma sono funzionali alla storia e vengono inserite in maniera intelligente.

Finalmente un film che non ha paura di sdoganare elementi che spesso sono stati ignorati da molti film, e questo anche per paura di perdere la possibilità di pubblicazione al cinema.

 

Anche le attrici sono molto brave, in particolare Lea Myren che interpreta Elvira e su cui molto del film si regge sulla sua interpretazione. Riesce a regalarci una interpretazione dolce all’inizio, da bimba ingenua che non desidera altro che amore, ad una trasformazione lenta e costante verso una follia indotta che la trasforma nei gesti e negli sguardi in una nuova e inquietante versione di sé stessa.

 

Nel complesso il film è una piccola perla, permette una riflessione sulla nostra società e punta l’attenzione su un fenomeno che tutt’oggi colpisce le giovani ragazze, portate dalla società verso degli standard irraggiungibili che nella maggior parte dei casi le portano a crisi pericolose.

Vi consiglio questo film perché è qualcosa di originale in un mondo fatto di film che spesso si mascherano con il politically correct solo per il gusto di vendere di più.

 

Grazie per avermi seguito fin qui, vi invito a iscrivervi al podcast se ancora non lo avete fatto, siamo disponibili su Spreaker, Spotify e audible, è disponibile inoltre la trascrizione per non udenti degli episodi sul mio Blog, trovate il link tra le info del Podcast.

Noi ci vediamo qui il prossimo venerdì, buon venerdì e buon fine settimana, io sono Matteo e questo è Nitrato d’Argento.


 
 
 

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