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Immagine del redattoreMatteo Marchi

Episodio 16 - L'uomo del nord

Bentornate amiche e amici, intanto spero che l’episodio a tema film della scorsa settimana vi sia piaciuto, ogni tanto infatti cercherò nel podcast di inserire film in modo da avere una panoramica più ampia del mondo del cinema.

Questa settimana voglio parlarvi di un film scoperto quasi per caso, parla di perdita, di crescita e di vendetta, il tutto unito da una fotografia eccellente e da grandi interpreti, bentornati su Nitrato d’argento.

 

Uscito nel 2022 e diretto da Robert Eggers il film vede al suo interno diversi grandi nomi di attori davvero eccellenti, da William DeFoe, Ethan Hawke, Nikole Kidman, Alexander Skarsgard e Anya Taylor-joy.

Prima di raccontarvi la trama del film voglio fare una piccola premessa, di questo film non mi sono documentato prima della visione, spesso quando guardo un film cerco informazioni in merito, senza esagerare per non spoilerarmi cose e soprattutto per non essere influenzato dal parere degli altri, in questo caso non sapevo assolutamente nulla del film, se non gli attori che ne avevano preso parte.

Inizio a vedere il film bello carico, i film storici e epici sono tra quelli che amo di più, ma durante i primi minuti vengo colto da uno strano senso di deja vù, io questa storia la conosco, ancora non riesco però a cogliere dove l’abbia sentita, e poi un nome mi fa sbloccare tutto, Amnet, da lì mi parte un flashback dei miei anni universitari in cui preparavo la mia tesi su William Shakespare, e la voce del mio professore di letteratura inglese che cita Saxo Grammaticus e il mito dietro l’Amleto di William Shakespeare.

The Northman è in tutto e per tutto una versione filmica del mito epico scritto da Saxo Grammaticus, il Gesta Danorum.

Il mio sé universitario patito per la letteratura antica trova nuova linfa vitale e mi butto alla visione di questo film.

Per tutti quelli che non hanno avuto un indirizzo di letteratura classica inglese credo sia doverosa una piccola parentesi.

Gesta Danorum (Latino per "Le gesta dei Danesi") è un'opera storica della Danimarca scritta nel XII secolo da Saxo Grammaticus (Sassone Grammatico). È la più importante opera letteraria danese medievale e una fonte essenziale per la ricostruzione della storia della nazione alla sua nascita, cosa che aiuta a definire l'identità nazionale. Inoltre, le Gesta descrivono la storia europea dell'Alto Medioevo dal singolare punto di vista della Scandinavia, approfondendo ciò che è stato tramandato dagli storici dell'Europa occidentale e meridionale.

In sedici libri, scritti in latino su esortazione dell'arcivescovo Absalon, viene descritta la storia della Danimarca e a grandi linee anche la storia della Scandinavia in generale, dalla preistoria fino al tardo XI secolo. Essa è raccontata in un linguaggio accattivante, che funziona ora come funzionava all'epoca.

I sedici libri, in prosa con excursus occasionali nella poesia, possono essere categorizzati in due parti: i libri dal 1º al 9º, che trattano della storia antica e della mitologia norrena, e i libri dal 10º al 16º, che trattano della storia medievale. Il 9° libro termina con Gorm il Vecchio, che è il primo re di Danimarca la cui esistenza è stata provata. Gli ultimi tre libri (14-16), che parlano delle conquiste danesi a sud del Mar Baltico e delle guerre contro i popoli slavi (vedi Crociate del Nord), sono molto importanti per la conoscenza della storia delle tribù slave occidentali (Polabi, Pomerani)e della mitologia slava. Il libro 14 contiene una magnifica descrizione del tempio sull'isola di Rugen.

Poiché l'opera stessa non contiene date di alcun genere, né per gli eventi né per identificare quando essa è stata scritta, è problematico datare alcune persone e alcuni eventi della prima parte. L'unico indizio è la nascita di Gesù che viene collocata nel 5º libro durante il regno di Frotho III. Da quest'unico punto si è partiti a contare tutte le generazioni di regnanti dei primi nove libri per avere una datazione approssimativa del loro regno.

Certi aspetti dei Gesta Danorum posero le basi per la tragedia di William Shakespeare, Almeto. Si pensa che Shakespeare non abbia mai letto le Gesta, ma che avesse accesso a una versione ausiliaria della storia che descriveva la caduta del Principe di Danimarca, il cui vero nome - Almeth - fu anagrammato da Shakespeare in Hamlet. La versione di Saxo, narrata nei libri 3 e 4, è molto simile all'Amleto di Shakespeare. In essa, a due fratelli, Orvendil e Fengi, è affidato il governo dello Jutland dal re dei Danesi Rorik Slyngebond. Poco dopo, Orvendil sposa la figlia di re Rørik, Geruth (Gertrude nell'Amleto); Amleto è il loro primo e unico figlio. Fengi è risentito del matrimonio di suo fratello e inoltre vuole il comando assoluto dello Jutland, perciò uccide Orvendil. Dopo un brevissimo periodo di lutto, Fengi sposa Geruth e si dichiara unico leader dello Jutland. Tuttavia Amleto vendica l'omicidio del padre pianificando l'uccisione dello zio e diventa il nuovo e giusto sovrano dello Jutland. Comunque, mentre nella versione di Shakespeare Amleto muore appena dopo la morte dello zio, nella versione di Saxo sopravvive e comincia a governare il suo regno.

 

Come avete potuto ascoltare, la storia è davvero molto simile all’opera che siamo abituati a conoscere.

Non mi dilungherò quindi a raccontarvi la trama del film che è pressoché molto simile a quella qui sopra, se non per alcune modifiche che non vi racconto per non spoilerare.

 

Ciò che mi ha colpito di questo film è forse la grande descrizione che viene fatta degli usi e dei costumi dei danesi di quel periodo storico.

L’idea del dio infatti, così terreno, così vicino agli uomini è forse un concetto che in una società evolutasi intorno alla figura religiosa del cristianesimo in cui dio è invisibile e nel cielo, la sto ovviamente semplificando molto quindi concedetemi questa estrema semplificazione, nelle religione antiche gli dei erano carnali, sempre presenti quasi come figure vere in carne e ossa. In una scena Amleth vede Odino, e in un’altra quando è prossimo alla morte veder una Valchiria che lo porta verso il vahalla.

Questa vicinanza con il divino e con il destino intessuto dalle Norne, figura tra che viene rappresentata con una delle veggenti che da l’avvio all’avventura del protagonista.

 

Il film ha uno svolgimento crudo e con elementi davvero interessanti che tengono lo spettatore incollato al divano e che quasi gli permettono di vivere con Amleth la sete di vendetta che vuole in ogni modo dissetare.

 

Nel complesso il film è un piccolo gioiello di narrativa, riesce ad essere spettacolare senza cadere nei film action americani e mantenendo quindi una propria identità, se non avete mai visto un film epico fate che questo sia il vostro primo, non vi annoierete, ve lo assicuro.

 

Io vi ringrazio per l’attenzione, come sempre vi rimando ad ascoltare gli episodi passati, a condividere con gli amici il podcast, noi ci rivediamo qui il prossimo venerdì dove non so di cosa parlerò ma lo scopriremo insieme, passate uno splendido fine settimana e un buon pomeriggio, io sono Matteo e questo è Nitrato d’Argento.


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