In un tempo non lontano,
in un'altro mondo,
posto a metà tra il nostro e quello della magia,
viveva su di un alto colle un burbero scrittore.
L'uomo odiava tutto ciò che veniva considerato
moderno e meccanico.
Nei suoi scritti non una sola parola veniva dedicata
all'argomento e con suo grande orgoglio
nessuno era mai riuscito a controbattere
le sue parole.
Lui era fiero di ciò che scriveva,
ma ahimè! Questa sua ostinazione gli aveva
valso il soprannome di Elwen,
nella lingua del luogo “colui che abbatte
le parole”. Il giudizio degli altri
aveva fatto in modo che più nessuno volesse
avere a che fare con il nostro amico.
Fortuna vuole però che l'uomo
avesse un gatto, un felino robusto
dall'aria di chi la sa lunga su certe questioni.
Questo gatto, di cui purtroppo
del nome ho perduto memoria,
amava fare lunghe passeggiate.
Un giorno,
durante una delle sue abituali zampettate,
scorse,
camminando nella boscaglia,
una giovane donna che si era evidentemente persa.
La giovane sembrava assai smarrita,
il gatto decise quindi di avvicinarsi
per accertarsi che stesse bene.
“Buongiorno signor gatto” disse la giovane
quando lo vide.
“Purtroppo mi sono persa nella boscaglia,
tu potresti indicarmi la via per uscire?”.
Il gatto ci pensò un po',
poi si mise a camminare,
facendo segno alla ragazza di seguirlo.
I due camminarono per molto tempo,
attraversarono l'intero bosco e alla fine
giunsero alla casa dello scrittore.
L'uomo uscì di corsa,
non si aspettava visite e in genere
il suo gatto non portava mai nessuno
a casa, se non in rare eccezioni.
“Mi dispiace disturbarvi”
disse la fanciulla,
“purtroppo mi sono persa
e il vostro gatto mi ha condotta qui”.
L'uomo sorrise,
non amava le visite,
ma percepiva qualcosa di diverso
in quella ragazza,
qualcosa che riusciva a rasserenargli
il cuore.
“Voi forse potete dirmi quale
strada posso prendere
per uscire dal bosco”
chiese la fanciulla.
“Vi sono due strade mia signora,
una va ad est e una a nord,
ed in entrambi i casi vi occorrerebbe
molto tempo per percorrerli”
disse l'uomo accendendosi la pipa,
era un gesto che faceva spesso quando
aveva un problema da risolvere.
“Da dove venite signore?”
chiese la ragazza.
“Da quanto ricordo ho sempre vissuto qui,
fra questi monti,
gli unici veri amici che io abbia mai avuto”
rispose l'uomo.
“Non desiderate mai di essere altrove?”,
“e perché mai? Aldilà di queste foreste
io sono considerato un pazzo”
disse l'uomo con una punta di amaro
nella voce.
“Ho letto ciò che avete scritto e sento
che la vostra mente è in grado di accettare certe verità”
disse la donna con sguardo rivelatore.
L'uomo si avvicinò alla dolce figura che pian piano
sembrava riempirsi di una luce tenue e morbida,
mossa da un dolce vento estivo.
“Chi siete? E come fate a conoscermi?”,
“io ti conosco da sempre,
nonostante tu viva da anni
isolato dal mondo,
questo non vuol dire che il mondo
viva isolato da te” concluse la fanciulla.
“Io sono uno spirito della natura
e sono venuta qui per proporti
una scelta” continuò.
“Venite con me aldilà di questa terra,
verso il sentiero ad Est,
aldilà della porta.
Gli uomini sono oramai costretti
agli affanni e necessitano
di qualcuno che ricordi
loro la giusta via”.
Lo scrittore esitò,
non voleva essere scortese
ma aveva paura degli uomini.
Più di una volta lo avevano ferito,
e non riusciva ancora a fidarsi di loro.
“Dagli un'altra possibilità”
disse lo spirito,
“credi ancora nell'immaginazione
delle persone”.
L'uomo sorrise,
la donna lo aveva capito,
e a lui questo bastava.
Prese per mano lo spirito
e si avviò verso Est.
“Ti rivedrò mai?”
chiese voltandosi verso il gatto.
Il felino non disse nulla,
ma i suoi grandi occhi verdi
mostravano più di quanto
non fosse necessario.
Vi chiederete come conosco questa storia,
bè, vedete,
passeggio spesso nel bosco e ogni tanto,
incontro un gatto.
Spesso mi faccio portare da lui
in luoghi in cui non avrei
mai immaginato di andare...
Questo racconto è contenuto all'interno del libro "I Sogni di Oberon".
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